Prologo
Nel nostro precedente
libro, abbiamo illustrato i princìpi sui quali si fonda
la tecnica dermoriflessologica e fornito un panorama dei
campi di applicazione; ma un panorama, per quanto bello
e suggestivo, resta pur sempre una visione d’insieme. È
per questa ragione che, oggi, abbiamo deciso di entrare
nei dettagli operativi delle correlazioni psicosomatiche
e rendere ancora più pratica una parte della materia.
Quello che avete tra le mani è, quindi, un manuale
applicativo per conoscere la Triplice corrispondenza
psiche-corpo-pelle e utilizzarla al fine di ripristinare
l’equilibrio energetico soggettivo.
In questa nuova opera troverete anche una casistica
rappresentativa, inserita per semplificare concretamente
i concetti esposti: una casistica raccolta sul campo,
fatta delle esperienze di vita di chi, desideroso di
migliorare la qualità della propria esistenza, ha
coraggiosamente accolto la sfida e si è sottoposto ai
trattamenti di dermoriflessologia.
A questo proposito, sebbene abbiamo selezionato dalla
nostra corposa documentazione soltanto qualche esempio
particolarmente adatto allo scopo didattico, vogliamo
ringraziare indistintamente tutti coloro che hanno
deciso di portare a termine un ciclo di lavoro con la
dermoriflessologia, perché hanno avuto fede nei messaggi
che il loro inconscio ha fornito di volta in volta e
hanno seguito le indicazioni che noi, nella nostra
funzione di estrosi intermediari, abbiamo estrapolato,
traducendo quei messaggi in soluzioni talvolta alquanto
imprevedibili.
Grazie, per aver perseverato nella ricerca del
benessere, che è uno stato a disposizione di tutti e non
una chimera di cui non ritenersi degni. Grazie, perché
il conseguimento del benessere fa di ognuno una persona
migliore e più felice, e in quanto tale è un autentico
balsamo per la Terra. Grazie, per la fiducia riposta
nella dermoriflessologia, e quindi in noi, per gli
innumerevoli piccoli sacrifici compiuti per abbandonare
le vecchie abitudini e imboccare una nuova strada. E
infine, grazie, per aver dimostrato quanto le parole di
Carl Gustav Jung, che riportiamo qui sotto, siano sagge.
"Poiché ogni cambiamento deve originare da qualche
parte, è il singolo individuo che dovrà sperimentarlo e
condurlo a buon fine.
Nessuno ha il diritto di starsene a guardare aspettando
che altri facciano quello che egli non è disposto a
mettere in atto personalmente.
Ma poiché nessuno sembra sapere ciò che deve fare,
varrebbe la pena che ognuno di noi si chiedesse se, per
caso, il proprio inconscio non sia a conoscenza di
qualcosa che possa aiutarlo."
Dermoriflessologia
in sintesi
La dermoriflessologia
è una disciplina olistica, che considera l’essere umano
nella sua globalità, ed è una tecnica riflessologica,
che si avvale dell’intera superficie cutanea come
specchio della sfera psicosomatica.
Il nome che abbiamo scelto ne definisce essenza e
caratteristiche, ma per essere un po’ meno criptici sui
contenuti essenziali di questa disciplina possiamo
aggiungere che si basa sul fatto che qualcosa si
riflette sulla superficie cutanea di ogni essere umano,
e che questo qualcosa appartiene a chi nella pelle abita
e vive.
Ciò che si rispecchia in determinate aree cutanee
corrisponde infatti a tutti gli eventi memorizzati dal
corpo fisico, informazioni che possono trasformarsi in
fonte di preziosi apprendimenti, se esaminati e
metabolizzati, oppure costituire una vera a propria
prigione, se continuano a incombere come un pericolo di
cui non si conosce l’origine.
Forse sarà superfluo, ma riteniamo utile sottolineare
che la paura è un limite e che si teme ciò che non si
conosce. La conoscenza è sempre un’arma vincente,
l’unica che consenta di superare gli ostacoli che la
nostra esistenza inevitabilmente prima o poi ci propone,
e rendere la traversata del mare della vita una
navigazione sicura e felice.
La dermoriflessologia mette a disposizione le mappe
cutanee per riconoscere i segnali d’allarme contenuti
nella storia personale e fornisce indicazioni precise
per promuovere la comprensione dei temi irrisolti. E non
è tutto: questa tecnica sviluppa anche la capacità di
sintonizzarsi esattamente con la parte di noi (corporea,
eterica, psichica, spirituale) che può offrire le
risposte più mirate in base alle domande che ci poniamo.
Non c’è pressoché confine all’operatività messa a
disposizione dal magico ponte che si crea, tramite la
pelle, fra l’universo interiore e quello esteriore.
Neppure il fatto che gli eventi da cui trarre
insegnamenti possano riferirsi al vissuto diretto o
derivare da altre fonti, quali l’insegnamento,
l’educazione, le consuetudini sociali, l’eredità
genetica e altro ancora, risulta d’ostacolo per la
dermoriflessologia. Il suo campo d’azione è veramente
inestimabile.
Dopo aver scoperto che la dermoriflessologia ha ben
pochi limiti, ripercorriamo gli scopi primari che ci
eravamo prefissati di raggiungere attraverso la sua
pratica, che abbiamo raggiunto e che, di conseguenza,
oggi sono divenuti i suoi punti chiave:
scoprire le cause originarie di un malessere fisico o
emozionale;
far affiorare tutti gli elementi disponibili;
sintonizzarsi con le fonti più adatte a offrire risposte
e informazioni utili;
innalzare il tono energetico;
fornire un codice interpretativo per i segnali di
ritorno derivanti dal trattamento;
ristabilire il naturale stato di benessere.
In poche parole, la sorgente di tutte le manifestazioni
psicosomatiche e somatopsichiche diviene accessibile!
Nel testo illustreremo le operazioni da compiere per
scoprire le cause delle manifestazioni psicosomatiche e
le procedure da mettere in atto per risolvere gli
effetti.
Le origini in pillole
La dermoriflessologia affonda le proprie radici
nelle ricerche scientifiche effettuate sulle differenze
di sensibilità del tessuto cutaneo. Le origini risalgono
ai primi del Novecento e sono il frutto del lavoro
svolto dal neurologo friulano Giuseppe Calligaris, il
quale riscontrò, in conformità a tali differenze, delle
corrispondenze con lo stato di benessere o malessere di
alcuni organi, apparati o sistemi del corpo umano,
registrando contemporaneamente l’insorgere di pensieri,
sentimenti ed emozioni ben definiti. A Calligaris
dobbiamo la minuziosa stesura della vastissima mappa
delle corrispondenze cutanee, integrata solo
marginalmente dai nostri studi ed esperimenti
successivi.
Allo stato attuale, le scoperte dello scienziato
italiano sono state sviluppate e ampliate moltissimo e
possiamo dire che tale evoluzione è confluita nella
“nostra” dermoriflessologia: il nome che abbiamo dato
alla tecnica riflessologica che usa la pelle come
specchio delle funzioni psichiche e corporee.
Nella pratica, pelle, psiche e corpo sono collegati da
una triplice corrispondenza che si può sfruttare per
conoscere meglio se stessi e innescare processi di
autoanalisi, autoaiuto e autoguarigione.
Malessere: una nuova prospettiva
Di solito si considerano le malattie, i disturbi e i
dolori alla stregua di nemici da sconfiggere, perché
ostacolano il cammino della vita. Eppure potremmo
cambiare prospettiva d’osservazione e scoprire qualcosa
in più. Non intendiamo certo invitarvi a considerare i
malanni come amici ai quali affezionarsi, ma potrebbe
essere un approccio migliore vederli come ambasciatori
che vengono per avvisare di aggiustare la rotta finché
si è in tempo, prima di finire fuori strada.
Ogni malessere è un campanello d’allarme, una spia che
si illumina per segnalare che qualcosa non sta
funzionando al meglio. E, quando ciò succede, la cosa
migliore che possiamo fare è chiederci perché e correre
ai ripari.
I mutamenti dell’essere umano durante il dinamico
percorso dell’esistenza espongono a continue alterazioni
dell’equilibrio. Equilibrio che deve venire di volta in
volta riconsiderato e ristabilito, ma in maniera sempre
nuova, perché sempre nuova è l’essenza individuale dopo
che si è arricchita di nuove esperienze.
Ogni volta che ci troviamo a fronteggiare una
situazione, che sia piacevole o dolorosa, veniamo
sottoposti a sollecitazioni che richiedono un
apprendimento da parte di tutto il nostro essere. Spesso
ciò comporta periodi più o meno lunghi di disequilibrio
energetico, che a livello fisico si manifestano
attraverso malesseri di varia entità.
In quest’ottica la malattia si può rivelare come una
preziosa fonte di informazioni: un messaggio che il
nostro corpo ci invia per consigliarci di fermarci e
riflettere.
Le esperienze percepite in modo traumatico, se non
vengono elaborate, rimangono irrisolte e creano blocchi
nella memoria energetica, blocchi che possiamo anche
raffigurare come buchi nei corpi luminosi. Se
trascuriamo questi segnali, la malattia, anche se sembra
sconfitta, si ripresenterà alla prima occasione in cui
un episodio andrà a stimolare, riattivandolo, l’evento
non risolto.
Da qui nasce l’idea di smettere di vedere le malattie
come nemiche da distruggere, per imparare attraverso di
loro a capirci, ad amarci, a prenderci cura di noi
stessi, a vincere e superare le nostre paure e i nostri
limiti.
Potremmo addirittura dire che il desiderio di
conoscenza, insito nell’essere umano, nasconda in sé un
potenziale invito per la malattia. In un certo senso,
l’uomo apre la porta alle malattie nel momento stesso in
cui si rende conto della propria infelicità e inizia ad
avvertire, anche se soltanto inconsapevolmente, quanto
più grande e meraviglioso possa essere il mondo ed il
suo stesso essere.
La malattia è sicuramente la manifestazione di un
disagio, ma è anche molto di più: è la coscienza, ancora
dormiente, del fatto che le nostre possibilità sono
superiori a quello che comunemente crediamo e a ciò che
la società vorrebbe farci pensare.
L’insoddisfazione è la sensazione dell’anima di essere
costretta in un mondo troppo piccolo e riduttivo per le
sue potenzialità.
Chi desidera prendersi cura di sé e degli altri in
maniera naturale e dolce deve considerare l’essere umano
non soltanto come un organismo fisico, ma nella sua
globalità. Prendendo in esame il corpo fisico, ci
accorgiamo immediatamente che molte funzioni risultano
inspiegabili se non lo consideriamo permeato da forze
vitali, “animato”. Il corpo, inteso unicamente nella sua
materialità, non potrebbe generare sentimenti, pensieri
e volontà: privato degli elementi eterico, animico e
spirituale, l’organismo dovrebbe sottostare unicamente
alle leggi del regno minerale, proprio come accade a un
cadavere.
Ognuno di noi dovrebbe cercare di mantenere uno stato
ottimale di salute, perseguendo l’obiettivo di
migliorare la qualità della propria vita, prima ancora
che intervenendo durante la malattia. Un’espressione
armoniosa di ciascuna componente dell’essere umano è
alla base di una vita sana e di elevata qualità;
perseguire uno sviluppo coerente e una coscienza vigile
significa progredire nell’evoluzione personale.
Affinché possa verificarsi una crescita, non è
indispensabile che una persona abbia vissuto una vita
perfetta, anzi: spesso gli ostacoli e gli eventi
traumatici sono componenti che offrono l’occasione, la
spinta necessaria, per iniziare un percorso.
Un’esistenza priva di sfide è come un tragitto in un
terreno completamente pianeggiante: non offre alcuna
occasione per mettersi alla prova. Al contrario, è
affrontando i problemi che si avanza, affinando le
proprie arti verso mete sempre più elevate. In questo
modo, ognuno può partecipare attivamente al compiersi
del proprio destino, piuttosto che vivere come uno
spettatore passivo.
Un atteggiamento passivo rende pressoché impossibile
interpretare i segnali della vita; gli ostacoli e le
malattie appaiono come sfortune ingiustificate e si
perde l’opportunità di trovare, attraverso la
comprensione degli eventi, la chiave di una più ampia e
durevole crescita personale.
Spesso accade che dopo un periodo travagliato ci si
scopra diversi, cambiati. Superare un ostacolo o una
malattia dà nuove forze, ci trasforma. Allora possiamo
capire come certe esperienze siano fondamentali per lo
sviluppo di determinate facoltà: fa parte della natura
umana la volontà di evolvere, di cercare avvenimenti
stimolanti per progredire.
L’umanità si è posta come compito l’evoluzione verso una
coscienza superiore, anche attraverso dolori e malattie.
A questo punto diventa ancora più evidente che di fronte
alla malattia è insufficiente debellare i sintomi e gli
effetti collaterali negativi, mentre è assai più logico
osservarla con rispetto, cercando di estrapolarne gli
insegnamenti utili a superarla, contribuendo così a
imprimere un balzo evolutivo al proprio cammino.
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